10 maggio
Festa della mamma
In occasione della “Festa della mamma” vorremmo raccontarvi il rapporto particolare tra una madre e sua figlia: le protagoniste sono Maria Sibylla Merian, naturalista e pittrice tedesca e la figlia Dorothea Maria Henriette Graff, anche lei pittrice, disegnatrice e illustratrice; entrambe specializzate nella pittura di fiori e animali.
“Una madre fuori dal comune”
Non può stupire leggere che nel Seicento, il figlio o la figlia di un pittore, diventi egli stesso artista. Così fu per Dorothea Maria Henriette Graff (nota anche come Dorothea Maria Merian), figlia di Maria Sibylla Merian, a sua volta, figlia del famoso incisore di vedute Matthaeus Merian il Vecchio, e che ebbe come patrigno, il pittore botanico Jakob Marrell.
Si direbbe che il destino era già scritto. Sin da subito, le due donne, crebbero immerse nell’arte: l’arte era la vita di tutti i giorni e la vita divenne il loro soggetto preferito, in particolare, flora e fauna. Dunque, entrambe, appartengono alla storia dell’arte, ma anche a quella della scienza: la madre, Maria Sibylla Merian, è nota per aver per prima descritto e illustrato in maniera chiara il processo della metamorfosi, attraverso il quale il bruco diviene farfalla. Lo fa attraverso due opere fondamentali: “La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori” e “Metamorfosi degli insetti del Suriname”. Inoltre, in entrambi i volumi, il bruco e la farfalla sono rappresentati sempre insieme con i fiori dai quali succhiano il nettare: un altro apporto fondamentale per gli studi botanici.
Il fatto decisivo della vita di madre e figlia avviene nel 1685: quando la madre si separa dal marito e decide di rifugiarsi con le figlie nel Castello di Waltha, nei Paesi Bassi. A influire sul destino della famiglia fu proprio il proprietario del castello: Cornelis van Sommelsdijck, governatore della colonia olandese del Suriname, luogo che Maria Sibylla Merian e sua figlia Dorothea Maria Henriette, decidono di visitare, incuriosite dai racconti dell’uomo.
Partono da sole, senza l’aiuto di nessuno.
Qui studiano e ritraggono la flora e la fauna tropicali, e non solo, iniziano a raccogliere anche dei campioni. Il loro viaggio termina bruscamente nel 1701, a causa della febbre gialla, ma il materiale raccolto è sufficiente per la stesura di un altro testo: “Metamorfosi degli insetti del Suriname”, che è stata definita “l’opera più bella mai dipinta in America”.
L’opera fu ovviamente il frutto del lavoro di entrambe, anche se la figlia ebbe non poche difficoltà a distaccarsi dalla figura di una madre così conosciuta.
L’occasione di affermare la propria identità, avvenne quando successivamente lavorò per Pietro il Grande (zar e primo imperatore di Russia).
In ogni caso, Dorothea Maria Henriette non smise mai di garantire la diffusione del lavoro di sua madre: fece pubblicare, postumo (nel 1717), un altro importante lavoro della madre, “Il libro dei bruchi”, e nel 1719, favorì una nuova edizione del volume “Metamorfosi degli insetti del Suriname”, arricchito con 12 tavole aggiuntive.
Solo uno studio recente ha riconosciuto l’apporto e il valore del lavoro di Dorothea Maria Henriette, nell’attività della madre. Troppo unite, per essere distanti.